gototop
1 - 3 novembre 2024

Tappa 01

THE MODERN INSTITUTE

Present Future PF 2

Scoprila al minuto 02:53

Tappa 02

ADA

Corridoio Rosa A-27

Scoprila al minuto 05:37

Tappa 03

ZILBERMAN

Corridoio Blu 4 Arancio 3

Scoprila al minuto 08:43

Tappa 04

ARCADE

Disegni DS 6

Scoprila al minuto 11:55

Tappa 05

BIVY

Corridoio Rosa B-4

Scoprila al minuto 15:18

Step 01, The Moder Institute, Marco Giordano, To Disturb Somnolent Birds, 2022

Step 02, ADA, Anna Perach

Step 03, Zilberman, Zeynep Kayan, from the series One one two one two three: Poolnet, 2021

Step 04, Arcade, Dapper Bruce Lafitte, from the series T.D.B.C. Presents

Step 05, Bivy, A Constructed World

Trascrizione

Intro

Buongiorno! Ti diamo il benvenuto ad Artissima 2022, la più importante fiera internazionale in Italia dedicata all’arte contemporanea. Questo è il progetto AudioGuide e stai ascoltando il percorso numero 1 intitolato To be Fair, che ci introdurrà alla fiera nelle sue molteplici sezioni, presentando una varietà di ricerche attuali in campo artistico da varie parti del mondo. In questi giorni Torino si riempie d’arte, e Artissima vive la sua 29a edizione, per la prima volta sotto la direzione di Luigi Fassi che subentra a Ilaria Bonacossa. A conferma della sua unicità nel panorama culturale europeo, anche quest’anno si caratterizza di iniziative specifiche e un approccio attento alle pratiche sperimentali e di ricerca. L’esposizione intende presentare al suo pubblico una riflessione sulle tendenze più innovative dell’arte contemporanea internazionale e di come queste si relazionano con le trasformazioni della società attuale, mettendo sempre al centro le opere e il valore storico e culturale del fruire e collezionare l’arte. Il tema di quest’anno è infatti Trasformative Experience, concetto elaborato dalla filosofa americana Laurie Anna Paul, secondo la quale un’esperienza trasformativa è capace di aprire nuovi orizzonti e prospettive sino a poterci cambiare in profondità come persone. “Il 2022 è l’anno in cui vogliamo tornare a scegliere momenti trasformativi” – aggiunge il direttore Luigi Fassi – “esperienze che diventino autentiche rivelazioni, dettate “da un momento che tanto ci sta a cuore, quello dell’incontro privilegiato con l’arte il cui valore è per ognuno di noi unico e insostituibile”. Questa edizione diventa dunque un inno al potere trasformativo insito nell’arte stessa, per la sua ambizione di anticipare temi, linguaggi e tendenze del futuro. Quest’anno la fiera si compone di 174 gallerie, provenienti da 28 Paesi differenti e include 35 progetti monografici nelle tre sezioni curate, Back to the Future, Present Future e Disegni, da quest’anno in duplice versione, fisica e digitale, grazie alle piattaforme digital Artissima.art e Artissima Voice Over. Si aggiungono poi le 4 sezioni consolidate Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions, ciascuna di queste con la propria specificità racconta un episodio diverso, offrendo una meravigliosa panoramica dell’universo artistico contemporaneo. Ti ricordo inoltre che la vivacità di Artissima si espande in tutta la città grazie alla collaborazione attiva con numerose istituzioni pubbliche, associazioni, musei, fondazioni e gallerie che promuovono l’arte nel territorio. Prima di iniziare il nostro percorso mi presento. Sono Camilla Zennaro e ti accompagnerò in questo viaggio. Siamo pronti per partire. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria scozzese The Modern Institute, che si trova nel corridoio bianco al numero 2. Schiaccia play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 01

Ci troviamo in Present Future, sezione di Artissima che ospita opere monografiche e talenti emergenti con l’obiettivo di mettere in risalto le nuove tendenze che stanno caratterizzando il panorama artistico internazionale. The Modern Institute, presenta Marco Giordano, giovane artista italiano che vive tra Glasgow e Torino. La sua ricerca - tramite installazioni visive e audio - si occupa principalmente della relazione tra organismi e/o elementi che abitano lo spazio, tra scultura e linguaggio. L’artista servendosi di una polifonia di media differenti, crea ecosistemi ibridi e performativi che si autoalimentano attraverso la relazione degli stessi elementi che li compongono. È il caso di “To Disturb Sonolent Birds”, una sorta di installazione immersiva che abolisce la divisione binaria del giorno e della notte focalizzandosi sull’ipnagogia, ovvero lo stato di coscienza fluttuante che precede il sonno, quando la mente decide di abbandonare la fisicità del corpo. Una serie di sculture in resina colorata sono disposte su un semplice tavolo da lavoro. Sembrano uccelli, forme indefinite e distorte ascrivibili a categorie fluide e ultraterrene, che pulsando di una luce intermittente, evocano lo stato nebuloso e irrazionale dell’inizio del sonno. Questa condizione - afferma l’artista - viene particolarmente stimolata dalla ninna nanna, attraverso il suo canto ripetitivo e ipnotico. Giordano trae il titolo di quest'opera dalla conferenza di Federico García Lorca, "Sulle ninne nanne" tenutasi a Madrid nel 1928, ma ne fa anche il punto di riferimento per un corpo di lavoro più ampio che si colloca nello spazio liminare tra esperienze umane, non umane e tecnologiche, e approfondisce l’interesse dell’artista sull’espansione del corpo nel tentativo di un superamento della fisicità. L’installazione immersiva include un accompagnamento sonoro scritto e prodotto dall’artista, filmmaker e musicista Luke Fowler. L’intermittenza tra suono e luce si connette al tema dell’incessante produzione dettata dall’industrializzazione delle nostre vite, causata da una massiccia e alienante presenza della tecnologia. Nelle pareti esterne sono esposte una serie di piccole opere su carta che entrano in relazione con la nuova opera presentata in questi giorni presso Pinacoteca Agnelli, a pochi passi dall’Oval. Si tratta di una poesia-visiva dal titolo Loop Pool, opera site specific che Marco Giordano ha pensato appositamente per l'architettura circolare della pista del Lingotto. Con Marco Giordano, abbiamo terminato la nostra prima tappa. Metti ora in pausa il tuo player e dirigiti verso Ada, giovane galleria con sede a Roma. La troverai a sinistra dell’entrata, sul corridoio rosa A al numero 27. Schiaccia play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 02

Ci troviamo in Monologue/Dialogue, sezione di Artissima che presenta gallerie emergenti o con un approccio sperimentale che espongono uno stand monografico o un dialogo tra i lavori di 2 artisti, come nel caso di Ada, dove l’universo installativo di Anna Perach, incontra quello di Gaia Di Lorenzo. Camminando lungo i corridoi della fiera notiamo come sembianze ibride, identità fluide, cyborg compenetrati di tecnologia e intimamente connessi con il regno animale e vegetale, popolino lo spazio fisico delle varie gallerie. Questi soggetti “post-umani” sono sicuramente tra i principali protagonisti delle riflessioni contemporanee. Il postumanesimo infatti – inteso come corrente di pensiero focalizzata sulla revisione della concezione tradizionale di uomo – non è in realtà un concetto nuovo, se ne parlava già con le prime sperimentazioni artistiche del Novecento: basti pensare alle maschere bizzarre di Lavinia Schulz e Walter Holdt, che già nel 1924 anticipavano il concetto trasformativo del corpo. Il postumano nel 2022 si ripresenta come un’opportunità – per gli artisti contemporanei – di rivisitare le storie del passato al fine di affrontare i profondi cambiamenti culturali, ambientali e tecnologici, del giorno d’oggi. Su questa scia, Anna Perach, artista Ucraina con base a Londra, relativizza l’antropocentrismo occidentale, allontanando quelle dicotomie su cui si fonda il pensiero moderno. Le sue sculture antropomorfe prendono ispirazione da archetipi femminili, per indagare questioni di identità, di genere e di lavoro manuale. I temi e processi alla radice della sua ricerca si interrogano sul ruolo del corpo come soggetto fluido e poliforme in continua riformulazione. Ogni opera infatti ha una duplice natura: statica e dinamica; nasce come installazione autonoma, per espandersi poi nello spazio – una volta indossata – e diventando protagonista dell’atto performativo. Narrazioni collettive, folklore e mitologia hanno un ruolo fondamentale all’interno della pratica artistica di Perach. La sua attenzione si rivolge in particolare a personaggi femminili, come nel caso della serie inedita Mother of Monsters, tre corsetti indossabili che, come molte delle opere di Perach, possono essere performate. Questa nuova serie di lavori è ispirata alla novella di Guy De Maupassant, in cui si narra di una donna indigente costretta a camuffare la propria maternità tramite un corsetto, la cui funzione, solitamente è quella di ottenere un punto vita più sottile. L’effetto del corsetto sulla gravidanza della donna provocherà la nascita di figli deformi, che diventeranno insieme a lei un’attrazione da circo. L’interesse dell’artista per la ritualità artigianale è evidente anche nella scelta dei materiali e dalla tecnica che utilizza, il tuftin: un particolare ricamo di lana su telaio in orizzontale molto noto in Europa orientale. Una pratica domestica che si lega alla tradizione dei luoghi d’origine dell’artista e che allude ad una dimensione stereo-tipicamente femminile, di cui l’artista si fa erede sovvertendone il significato convenzionale. Abbiamo terminato la nostra seconda tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Zilberman sul corridoio blu al numero 4. Schiaccia play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 03

Ci troviamo ora nella Main Section della fiera, dove incontriamo una selezione delle gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale. Ti presento la galleria Zilberman con sede a Istanbul e Berlino, che per Artissima 2022 propone le opere di una serie di artisti internazionali, il cui lavoro si concentra su racconti di "trasformazioni collettive e individuali” geograficamente collocate. Ciò che accomuna la loro pratica è sicuramente l’utilizzo di approcci tecnologici innovativi, crossmediali e performativi, che diventano strumenti rappresentativi della pluralità delle situazioni contemporanee personali o condivise. Tra questi nomi, spicca quello di Zeynep Kayan, artista turca che vive tra Ankara e Amsterdam. Espone per Artissima un fotogramma intitolato Poolnet, dalla più ampia serie one one two one two three, ispirata alle coreografia di Trisha Brown. Il titolo della serie allude al ritmo di ripetizione e variazione tipico di una coreografia di danza utilizzato per scandire il tempo in relazione ai gesti e movimenti del corpo che mano a mano si aggiungono all’atto performativo. In tutti i suoi lavori, i materiali di partenza sono le immagini in movimento, che Kayan sottopone sistematicamente a ulteriori elaborazioni agendo principalmente sui processi di stampa e scansione secondo la volontà di abbracciare, ma allo stesso tempo rifiutare la tecnologia moderna. Come in Poolnet, la maggior parte dei suoi fotogrammi sono infatti fotografati da schermi di computer o scattati come screenshot. L'estetica di Kayan è paragonabile a quella che la regista Hito Steyerl definisce nel suo saggio "In Defence of the Poor Image" come "spremuta attraverso le lente connessioni digitali, compressa, riprodotta, strappata, remixata, così come copiata e incollata in altri canali di distribuzione". Il formato orizzontale enfatizzato, del resto, ricorda le dimensioni di uno schermo cinematografico, mentre i pesanti contrasti in bianco e nero e i getti d'ombra ricordano i film espressionisti degli anni 20’. Il risultato di questi fotogrammi sono variazioni sempre nuove che fanno parte di un inventario di movimenti volti ad esprimere emozioni differenti, tra le quali malinconia e frustrazione, provocate nel momento in cui la coreografia è troppo complicata o lo spazio troppo stretto. “Le ripetizioni sono spesso il risultato di movimenti sbagliati”, afferma l’artista. Gli errori nella dialettica del movimento possono condurre a variazioni e improvvisazioni. Ma questi fallimenti, seguiti da nuovi tentativi, diventano opportunità per risultati e possibilità inaspettate. Questo approccio conferisce a molte delle sue opere una qualità ludica e di gioco. Ciononostante, in opere come Poolnet, si avverte anche un forte senso di soffocamento e costrizione. Il soggetto raffigurato sembra quasi essere catturato da un colpevole fuori campo tramite una rete da piscina che sporge dal bordo dell’immagine coprendole il volto. Si tratta dell'artista stessa sdoppiata dal suo riflesso nella parete. Abbiamo terminato la nostra terza tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Arcade, al numero 6 della sezione disegni. Schiaccia play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 04

Ci troviamo a disegni, una sezione unica nel panorama fieristico italiano – che dal 2017 dedica un focus a questo mezzo espressivo. Fu inserita da Ilaria Bonacossa al fine di favorire i giovani collezionisti per via del prezzo generalmente più contenuto di questa tipologia di opere. Presenta progetti che valorizzano l’autenticità e l’autonomia dell’opera su carta, indagando le diverse sfaccettature del disegno contemporaneo nei più disparati stili e tecniche. Ci soffermiamo sul lavoro di Dapper Bruce Lafitte, che espone una serie di disegni per la galleria londinese Arcade. La sua storia è peculiare, Lafitte è un artista americano autodidatta che si è avvicinato alla pratica del disegno in giovanissima età. Tuttavia, ha iniziato ad esporre solamente in seguito al devastante uragano Katrina che nel 2005 ha allagato l’intera New Orleans, sua città natale, causando più di milleottocento morti. A partire da questa tragedia, il suo lavoro ha intrapreso una svolta quasi documentaristica, tanto da farlo diventare un personaggio fondamentale per la comunità di New Orleans, per il suo attivismo e impegno sociale. Lafitte, infatti, si inserisce tra quegli artisti, la cui arte, a partire dagli anni 2000 ha avuto una svolta documentaristica e critica nei confronti di ingiustizie legate a questioni sociali, culturali e politiche. I disegni che vediamo qui esposti, si presentano a primo impatto giocosi e bizzarri, popolati da una miriade di piccole figure colorate disposte in un piano bidimensionale. Ma se ci soffermiamo sui meticolosi dettagli, possiamo approfondirne la lettura. Daper Bruce Lafitte si è infatti concentrato su tematiche sociali e politiche della sua città d’origine legate alle discriminazioni razziali nei confronti della comunità afroamericana di cui fa parte. Con l’inchiostro indelebile e uno stile consciamente infantile, Lafitte ha raccontato le politiche dell’epoca di Trump da un lato, e la nascita dei movimenti per i diritti civili in opposizione; senza dimenticare continui riferimenti a personaggi chiave della cultura afroamericana come, ad esempio, il pugile Joe Louis, figura di riferimento della resistenza antinazista, che contribuì a rompere le barriere razziali nello sport americano. Si passa poi alla narrazione di torti subiti dalla sua comunità nel passato e nel presente, dai fatti del Ku Klux Klan, alle recente ondata di violenza da parte della polizia contro la comunità afroamericana, non solo in Louisiana ma negli Stati Uniti in generale. L’artista descrive anche la cultura popolare della città legata alle feste e al carnevale fornendo miniature dettagliate che rendono efficacemente il concetto di assemblea, sia in senso politico che musicale. In particolare dopo la devastazione di New Orleans, LaFitte ha voluto onorare la cultura musicale e bandistica del suo paese, da sempre considerate una sua grande passione. “Il mio lavoro serve come promemoria illustrativo di un'attività che non solo incoraggia l'elaborazione creativa del pensiero, ma coinvolge anche i giovani con la comunità” afferma Lafitte e poi conclude: “Ecco cosa voglio fare con il disegno, lasciare un ricordo cosciente e vibrante della cultura e dell'identità della mia città natale; voglio promuovere un cambiamento sociale”. Abbiamo terminato la nostra quarta tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Bivy, sul corridoio rosa B al numero 4. Schiaccia play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 05

Diamo il benvenuto a Bivy, giovane galleria per l’arte contemporanea con sede ad Ankorage, Alaska. Per il 2022 entra a far parte di New Entries, selezione di Artissima riservata alle più interessanti gallerie internazionali emergenti, con meno di 5 anni di attività e soprattutto, per la prima volta in fiera. Nel 1993 a Parigi, Geoff Lowe e Jacqueline Riva – artisti australiani – stavano discutendo riguardo le possibili esistenze di mondi fittizi. Un mondo costruito non è esattamente un’ipotetica ambientazione in altri tempi e altri spazi, non è nemmeno una storia alternativa. Un mondo costruito contiene "cose" ed è il tipo di cose che contiene a dargli una definizione propria, la sua peculiarità inoltre è di essere in perenne fase di progettazione. Da queste divagazioni filosofiche nacque A Constructed World, un progetto espansivo e collaborativo, basato sulla nozione di collettività e innovazione, la cui estetica si caratterizza per un cospicuo disinteresse nei confronti delle gerarchie convenzionali. Il progetto si è fin da subito configurato come una piattaforma d’archivio in continua evoluzione, come un processo di creazione e accumulazione di riflessioni e discorsi, senza un metodo o un fine preciso. Questa tipologia di atteggiamento anticonformista nasce da un’esigenza di contrastare i discorsi restrittivi e i processi stantii che pervadono lo spazio della cultura e della politica. A Constructed World lavora con azioni e metodologie che portano l'attenzione su diverse pratiche, quali ad esempio lunghe performance che includono fino a venti partecipanti che presentano conversazioni, testi filosofici, musica e canto, incorporando alti livelli di specializzazione e ‘non conoscenza’ come spazio condiviso. Ad Artissima espongono tre lavori performativi: Nella parete di sinistra, “Using feelings to get rid of feeling” è un macro progetto costituito da sette parti, l’ultima realizzata interamente da Bivy, che si presenta come un palinsesto di materiali di archivio. Questo come anche gli altri lavori nascono da alcuni assunti filosofici, però affrontati anche in maniera giocosa, partendo dal presupposto che non sappiamo di non sapere. Parte di questo lavoro consisteva nel invitare persone a partecipare alla performance seguendo uno script casuale in continua evoluzione. Alla base di questo tentativo c’è la volontà di promuovere uno scambio di idee non vincolato e abbracciare la totale presenza di caos. La parete centrale invece presenta “Parlare alle anguille” che è lo sviluppo di un lavoro precedente intitolato “Spiegare l'arte contemporanea alle anguille vive”, performance ripetuta in diversi luoghi, dove alcuni esperti d'arte erano invitati a trasmettere le loro ricerche a questi pesci; rispetto alla prima parte, ora il raggio è più ampio, non si tratta solo di spiegare l’arte contemporanea alle anguille, ma interagire con loro tramite uno speaking device, che vedete qui esposto. Il terzo lavoro sulla parete destra è “Assemblea di culi” una durational performance realizzata nel 2017 in Francia. In origine il dipinto era di 15 metri, ma è stato tagliato appositamente per essere installato qui ad Artissima. Volendo attivare differenti livelli di interazione, questa sezione viene intesa come un set per azioni performative, per meditare o ascoltare musica. A Constructed World rimane dunque coerente nel ricordarci che lo scopo primo dell'arte non è la comprensione, bensì alimentare forme di pensiero collettive e modalità partecipative di produzione e fruizione. Dopo questo percorso assieme io sono d’accordo con loro, e voi? Con questa domanda aperta, abbiamo terminato la nostra quinta e ultima tappa. Spero di averti stimolato e incuriosito. Se vuoi un altro punto di vista sulla fiera, torna all’info point o sulla landing page delle AudioGuide e seleziona un altro podcast! A presto e buona Artissima!

Artissima Digital
powered by